La fase espulsiva ed il primo respiro del neonato

Il parto: secondo stadio

Una volta terminato il primo stadio, la donna può finalmente collaborare attivamente all'espulsione del feto. Le onde di contrazione aumentano di frequenza e, alla fine, si presentano ogni due minuti. Ad ogni contrazione, la donna dovrebbe inspirare profondamente e contrarre l'addome per 10-15 secondi. Al termine della contrazione, la donna deve espirare, poi rifare una profonda inspirazione e spingere ancora. Durante la contrazione uterina si possono esercitare 4-5 spinte, facilitando così l'espulsione del feto. Nell'intervallo fra le contrazioni uterine, la donna deve riposare e la presenza del suo compagno può risultare molto utile per  farla rilassare.

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La contrazione dei muscoli della parete uterina fa scendere la testa del feto lungo la parte inferiore del bacino, la pelvi, che è a forma di imbuto e quindi si restringe verso il basso condizionando pertanto l'ampiezza del canale del parto. Quando le contrazioni uterine spingono la testa del feto verso l'apertura dell'utero, il suo collo ( o cervice) comincia ad aprirsi dilatando il suo orifizio fino a raggiungere il suo diametro massimo di 10 centimetri. Grazie alla presenza di ormoni rilassanti, in questo momento i  tessuti molli del collo uterino, della vagina e della vulva sono  infatti  particolarmente distensibili.

La porzione terminale della vagina viene notevolmente distesa dalla testa del feto, che può pertanto lacerare il pavimento pelvico. La ferita che ne risulta è irregolare e suturabile con difficoltà e quindi, quando l'ostetrica teme una lacerazione, preferisce tagliare il pavimento pelvico con una ferita chirurgica facilmente suturabile con punti riassorbibili. Questo intervento è chiamato episiotomia e non lascia conseguenze anche se va praticata solo nei casi di eccessiva lacerazione dei tessuti, tanto da temerne appunto la lacerazione.

La testa del bambino  può allora passare in vagina e ruota in modo tale che il suo diametro maggiore coincida con quello della pelvi: quando la testa ha superato il collo uterino, la donna può sentire un tormento dovuto alla distensione della vagina; in questo momento la donna deve permettere la completa distensione senza spingere e, all'arrivo delle ultime contrazioni uterine deve, su invito dell'ostetrica, contrarre i muscoli dell'addome rilasciando quelli del pavimento pelvico. La rotazione della testa e la sua posizione contro il torace ne facilitano la discesa e l'espulsione provocata dalla spinta della muscolatura uterina e addominale: nella fase espulsiva è importantissima la collaborazione della madre che, spingendo durante la contrazione uterina, permette che le due forze espulsive si sommino favorendone così la fuoriuscita. Dopo la fuoriuscita della testa la donna non deve più spingere, permettendo così all'ostetrica di liberare le spalle ed il resto del corpo. A questo punto la neo mamma può finalmente vedere suo figlio per la prima volta e sarà un momento indimenticabile per il resto della vita.

Il cordone ombelicale viene tagliato e, dal momento che non contiene nervi, la donna e il bambino non sentono  alcun dolore. Tagliato il cordone ombelicale che collegava il bambino al circolo della madre attraverso la placenta, il bambino deve ora respirare per ossigenare il suo sangue. Di regola entro 30 secondi i suoi polmoni si espandono, il bimbo inspira aria per la prima volta e comincia a piangere. Fino a pochi attimi prima si trovava in un ambiente tranquillo, caldo, senza luci e rumori e scarsamente influenzato dalla gravità e, all'improvviso, viene catapultato in un mondo pieno di stimoli nuovi che lo costringe a respirare per sopravvivere. Il primo respiro è uno sforzo violento per il neonato che, fino a pochi istanti prima, galleggiava nel liquido amniotico che gli penetrava fino nei polmoni! Dopo il primo respiro, è importante che il bambino venga attaccato al seno della madre e lasciato insieme a lei affinché il trauma della separazione sia il più lieve possibile e possa continuare quel legame simbiotico che lega madre e figlio nei primi anni di vita.

 

 

 

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